L’ECONOMIA CIRCOLARE E IL RIUSO DELL’ESISTENTE. Sviluppo, legislazione e prospettive future

A cura della commissione Sostenibilità ambientale CNGeGL

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Introduzione

L’Economia Circolare è un modello di sviluppo economico e produttivo che punta alla riduzione ed eliminazione dello scarto, alla differenziazione delle fonti di approvvigionamento e all’allungamento del ciclo vita dei prodotti; il suo obiettivo è realizzare un modello di produzione opposto a quello tradizionale della “economia lineare”, concepito invece sullo schema “estrai, produci, usa e getta”, non più sostenibile per il pianeta.

Questa transizione mira ad estendere il ciclo vita dei prodotti minimizzando la produzione dei rifiuti: nel momento in cui prodotti stessi avranno esaurito la loro funzione, i materiali che li compongono verranno quindi – ove possibile – reintrodotti nel ciclo produttivo, generando nuovo valore.

Per rendere tutto ciò possibile occorre molto impegno, in quanto l’attuale realtà del sistema produttivo  di consumo e recupero/valorizzazione degli scarti è ancora lontana dalla possibilità di riutilizzare e riciclare tutto il rifiuto residuo.

Economia Circolare – Le fasi

Fonte: Parlamento Europeo

1. La legislazione esistente

“Pacchetto Economia Circolare”

Il Parlamento Europeo ha approvato un insieme di 4 direttive –  entrate in vigore nel giugno 2018 -denominate “Pacchetto Economia Circolare”, introducendo nuovi obblighi in materia di Zero Emissioni, rifiuti e Circular Economy, modificando 6 precedenti direttive su rifiuti, imballaggi, discariche, rifiuti elettrici ed elettronici, veicoli fuori uso e pile.

Le direttive sono le seguenti:

  • 2018/849, relativa a veicoli fuori uso, pile e accumulatori e rifiuti di pile e accumulatori, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche;
  • 2018/850, relativa alle discariche di rifiuti;
  • 2018/851, relativa ai rifiuti;
  • 2018/852, relativa a imballaggi e rifiuti di imballaggio.

L’attenzione è posta all’ambito della transizione ecologica, favorendo la riduzione delle discariche ed incentivando la politica del riciclo di almeno il 55% dei rifiuti urbani entro il 2025, fino ad arrivare al 65% entro il 2035; a  seguire vi è l’obiettivo del riciclo del 65% dei rifiuti di imballaggi entro il 2025, sino ad arrivare al 70% entro il 2030. Interessate – inevitabilmente – le discariche, con la previsione di un obiettivo vincolante di riduzione dello smaltimento pari al massimo al 10% del totale dei rifiuti urbani entro il 2035.

Nel lungo termine le aziende saranno coinvolte con lo specifico scopo di far realizzare prodotti con materiali interamente riutilizzabili, e che quindi non generino scarti; nel breve e medio termine, invece, l’esigenza  è quella di gestire gli scarti prodotti in modo più responsabile, attraverso il riutilizzo ed il riciclo.

Green Deal Europeo

Al fine di contrastare il costante e repentino cambiamento climatico e degrado ambientale, il 12 novembre 2019 la Commissione europea ha illustrato – con specifica comunicazione – il Green Deal Europeo, la cui sfida è di  trasformare l’UE in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente e competitiva.

Sempre nell’ambito del Green Deal, a marzo 2020 la Commissione Europea ha adottato un nuovo Piano d’azione per l’Economia Circolare, focalizzato su temi utili a favorire la progettazione di prodotti di più lunga durata, riciclabili e quindi riutilizzabili, nonché  l’incremento della circolarità nei processi produttivi, per ridurre i rifiuti da smaltire e semplificare il riciclo. Responsabilizza, inoltre, i consumatori e gli acquirenti pubblici, che dovranno ricevere informazioni utili sulla riparabilità e durabilità dei prodotti.

Il nuovo Piano d’azione per l’Economia Circolare è stato votato dal Parlamento europeo a febbraio 2021, con la richiesta di misure aggiuntive al fine di ottenere una economia completamente sostenibile entro il 2050.

Le iniziative del governo italiano

Il Governo italiano, attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per l’utilizzo dei fondi del nuovo Strumento Europeo per la Ripresa Next Generation EU, ha varato un Programma Nazionale di Riforma: tra le sei missioni previste trovano posto la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e le “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”.

Il 26 settembre 2020 è entrato in vigore il D.lgs. 3 settembre 2020 n. 116  – il cosiddetto “Decreto Rifiuti”–  che recepisce le direttive europee 2018/851 e 2018/852 del “Pacchetto Economia Circolare”: con esso viene modificata la parte quarta del D.lgs. n.152/2006, il cosiddetto TUA (Testo Unico Ambientale): tutti i soggetti pubblici e privati che producono, trasportano e trattano i rifiuti dovranno attenersi a questo nuovo testo.

Il 4 dicembre 2022, infine, è entrato in vigore il DM n. 256 del 23 giugno 2022, che definisce i nuovi CAM, Criteri Ambientali Minimi per l’edilizia: un contributo fondamentale per una progettazione attenta all’intero ciclo sia del prodotto che dell’edificio, funzionale al raggiungimento degli  obiettivi di sostenibilità nell’ambito dell’economia circolare.

2. Le prospettive future

La Missione 2 del PNRR, “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, punta al raggiungimento di  obiettivi ambiziosi entro le scadenze 2030 e 2050, auspicando una progressiva e completa decarbonizzazione del sistema e rafforzando l’adozione di soluzioni di economia circolare.

In particolare, al fine di superare la fragilità degli attuali sistemi di gestione dei rifiuti urbani e la carenza di impianti di raccolta e trattamento – peraltro spesso sanzionati – prevede di procedere all’ammodernamento e sviluppo di nuovi impianti di trattamento rifiuti, colmando il divario tra le differenti realtà regionali del Paese e realizzando progetti altamente innovativi per le filiere strategiche, quali apparecchiature elettriche ed elettroniche, industria della carta e del cartone, tessile, riciclo meccanico e chimica delle plastiche. Si prevede, inoltre, di sviluppare una filiera agroalimentare sostenibile, riducendo l’impatto ambientale delle varie fasi della distribuzione.

3. L’economia circolare nell’ambito delle costruzioni

 

L’applicazione del paradigma dell’Economia circolare nel settore delle costruzioni – che in Europa rappresenta una delle fonti principali di produzione di rifiuti – è una spinta fortissima verso uno sviluppo economico e sociale rispettoso delle relative implicazioni ecologiche. Va in questa direzione, ad esempio, l’utilizzo di materie riciclabili quali gli inerti, i detriti e i materiali da cantiere, la lana di roccia e la plastica, ma il ciclo – per essere virtuoso – deve interessare tutte le fasi del processo edilizio, ossia:

  • produzione;
  • costruzione;
  • fase d’uso;
  • demolizione;

Il risultato che si otterrà da questo processo sarà l’auto-rigenerazione delle risorse utilizzate, evitando il ricorso a materie prime sempre nuove.

Oltre a contribuire al risparmio delle materie prime, alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla tutela degli  ecosistemi, l’applicazione dell’economia circolare in edilizia comporta anche benefici dal punto di vista economico e sociale, in quanto:

  • permette di risparmiare sui costi dei materiali;
  • permette lo sviluppo di nuovi modelli di business;
  • promuove comportamenti di consumo più responsabili e sostenibili;
  • migliora le condizioni disicurezza e salute;
  • favorisce un consumo più responsabile e sostenibile.

Le azioni per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di circolarità

Oltre ad aumentare la durata della vita  dei materiali (abbattendo il costante ricorso alle materie prime), è possibile anche aumentare la durata degli spazi esistenti, trasformandoli ad esempio in aree polivalenti: il combinato disposto di design modulare ed efficientamento energetico riduce la frequenza degli interventi di manutenzione e ristrutturazione.

4. Conclusioni

L’applicazione del nuovo modello economico – sostitutivo di quello attuale, significativamente indicato come “lineare” – messo in atto mediante  l’estensione del ciclo di vita dei prodotti e la riduzione dei rifiuti, offre notevoli benefici, in primis:

  • una significativa diminuzione delle emissioni di gas serra derivante da una più attenta gestione dei rifiuti stessi, che allo stesso tempo riduce la richiesta di risorse (materiali, acqua ed energia) nei cicli produttivi;
  • il riuso di materie prime;
  • la creazione posti di lavoro dovuti alla nascita di nuove filiere economiche.

In questa direzione, non si potrà (e dovrà) prescindere  dall’inserimento di misure atte ad incentivare la tecnologia necessaria alla  piena realizzazione di questo nuovo e virtuoso modello di Economia Circolare, stimolando la competitività a livello mondiale e promuovendo una crescita economica sostenibile.

 E, non di meno,  la sensibilizzazione al tema per tutti i soggetti coinvolti, nella consapevolezza che l’Economia Circolare rappresenta un grande passo avanti in termini di tutela del nostro pianeta.

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