I RIFERIMENTI LEGISLATIVI PER LA PROGETTAZIONE E LA RIGENERAZIONE | DESIGN FOR ALL

Come la progettazione universale ha trasformato il nostro modo di vivere e di pensare la diversità

A cura della commissione Sostenibilità ambientale CNGeGL

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I movimenti per i diritti dei disabili

Il movimento “Barrier Free” nasce negli Stati Uniti negli anni Cinquanta per dare risposta alle esigenze delle persone colpite da poliomelite e, in seguito, a quelle dei reduci del Vietnam; sempre oltre oceano compare, nel decennio successivo, la locuzione “Universal Design”, declinata in Europa in  “Design for all”, dallo svedese “Design for alle”.

In Italia, con notevole ritardo rispetto ai paesi anglosassoni, si è posta attenzione al tema dell’eliminazione delle barriere architettoniche solo quando, nel 1965, due associazioni con sede a Roma – l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro (ANMIL) e  l’Associazione Italiana per l’Assistenza agli Spastici (AISAS) – lo pongono al centro della discussione della prima Conferenza internazionale di Stresa, replicata l’anno successivo ad Arezzo: iniziative pionieristiche, alle quali va riconosciuto il merito  di avere avviato e stimolato un processo di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di tutti gli stakeholder, in primis gli organismi politici e le professioni tecniche: architetti, ingegneri, geometri.

I professionisti tecnici, soprattutto, contribuiscono alla discussione rendendo evidenti le criticità e le difficoltà con le quali si scontra una persona disabile nel momento in cui vuole partecipare alla vita sociale, imputabili (ieri come oggi) a scelte progettuali errate in fase di costruzione di edifici e spazi urbani.

Con questo abbrivio vengono emanate la Circolare Ministeriale del 20 gennaio 1967 n. 425 “Standard Residenziali”, che detta le prime prescrizioni per ciò che attiene le barriere architettoniche negli edifici e nelle città, e la Legge del 30 marzo 1981 n. 118  “Le nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili”; a seguire, una serie di provvedimenti legislativi che definiscono le prescrizioni tecniche da rispettare nella progettazione degli edifici e degli spazi e aree pubbliche, così da renderli compatibili con chi ha problemi di disabilità e consentire loro di relazionarsi e convivere con gli altri.

Dalla fine degli anni Settanta il dibattito sulle barriere architettoniche trova sempre maggiore attenzione in ambito sociale e politico: si comincia a parlare in maniera compiuta di accessibilità e di una progettazione attenta all’inclusione delle persone con disabilità, attraverso la realizzazione di edifici e spazi privi di barriere.

Dalla visione della persona disabile al concetto di “ambiente non idoneo”

In questo contesto nasce, nel 1996, il Concetto Europeo di Accessibilità (ECA – European Concept of Accessibility): fondato sui principi della progettazione universale e rivolto alla più ampia platea dei soggetti coinvolti nel processo edilizio di edifici e spazi pubblici, nella prima parte descrive l’approccio al “Design for all” e, nella  seconda,  i criteri di accessibilità,  e specificatamente:

  • Obiettivo primario è la realizzazione di edifici con aree circostanti e pubbliche, in modo da essere fruibili da tutti, quindi anche dalle persone con disabilità.
  • I criteri della progettazione universale rifiutano le ghettizzazionidelle persone in “abili” e “disabili”.
  • La progettazione universale, all’occorrenza, prevede ulteriori interventi sia per le nuove progettazioni che per gli adeguamenti, da realizzare negli edifici e spazi pubblici esistenti.

Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, con la Risoluzione Res Al (2001) 1, introduce i principi di progettazione universale, auspicando – in particolare –  che i progettisti e tutti coloro che operano nel settore dell’edilizia ricevano – durante gli anni di studio – una formazione finalizzata alla progettazione universale,  da applicare nello svolgimento del percorso professionale.

Infine, nel 2003 – “Anno Europeo delle persone con disabilità  l’Unione Europea pubblica il volume “European Concept for Accessibility, Tecnical Assistange Manual” contenente i criteri dell’accessibilità necessari per raggiungere l’obiettivo di un ambiente costruito sostenibile e “calibrato” sulle persone.

“Utenza Ampliata” e individuazione delle caratteristiche di “Standard Ampliato”

La progressiva affermazione del concetto di “ambiente non idoneo” e, parallelamente, l’ampliarsi della platea dei soggetti interessati a questa problematica, aventi caratteristiche, capacità ed esigenze diversificate e molteplici, fanno si che la progettazione non possa più fare riferimento – dal punto di vista geometrico e dimensionale – al criterio “standard” dell’uomo medio, ma debba invece utilizzare il criterio della “Progettazione per un’Utenza Ampliata”, e, in modo più puntuale, lo “Standard Ampliato”.

Lo “Standard Ampliato”, in particolare, raccoglie in sé le caratteristiche funzionali dell’uomo che possono essere alterate in modo più o meno sensibile, e in misura temporanea o permanente, per:

  • cause fisiologiche, dovute al mutare dell’individuo durante la sua evoluzione, e quindi gravidanze, insufficienza cardio-circolatoria, artriti, artrosi ed emiplegie riconducibili soprattutto alla vecchiaia;
  • cause patologiche, dovute a malattie o cause accidentali che inducono nel soggetto particolari caratteristiche di vita come parkinsonismo, sclerosi, poliomelite, paraplegia, amputazioni , eccetera;
  • cause congenite o ereditarie, dovute a malattie ereditarie come epilessia, distrofia muscolare, paralisi celebrale o malformazioni congenite come spina bifida, eccetera.

“Standard Ampliato” e attività progettuale

Le principali caratteristiche di “Standard Ampliato” che influiscono in maniera diretta nell’attività progettuale sono:

Elevata dimensione in altezza
Caratteristica relativa a soggetti particolarmente alti di statura, sia per cause genetiche di etnia o costituzione familiare, sia per cause patologiche, come il gigantismo.

Limitata dimensione in altezza
Caratteristica relativa a soggetti che presentano una statura particolarmente limitata, sia in relazione a condizioni fisiche di infanzia che patologiche, come nanismo o sindrome di Down.

Elevata dimensione in larghezza
Caratteristica relativa all’avere dimensioni in larghezza superiori a quelle standard; sono riferibili a situazioni fisiologiche di gravidanza o a quelle patologiche di obesità.

Magrezza e gracilità
Caratteristica riferita a soggetti che si trovano in condizioni di debolezza e magrezza; può essere dovuta a stati fisiologici di prima infanzia e vecchiaia (in cui compare anche una certa fragilità ossea dovuta a problemi di osteoporosi), o a stati patologici come anoressia nervosa, malattie croniche o alterazioni endocrine.

Difficoltà di estensione in alto
Caratteristica relativa a soggetti che hanno difficoltà a raggiungere oggetti posti in alto; ciò può essere dovuto ad aspetti dimensionali del soggetto riferibili all’infanzia, al nanismo, all’utilizzo di sedie a rotelle  oppure a patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico che ostacolano la funzionalità degli arti superiori come distrofia muscolare, sclerosi multipla, artriti reumatiche; o, ancora, a patologie a carico del sistema nervoso che impediscono o ostacolano la coordinazione dei movimenti, come spasticità, paralisi, morbo di Parkinson.

Difficoltà di flessione e di presa in basso
Caratteristica riferita a soggetti che hanno difficoltà a chinarsi, piegarsi o raggiungere posti in basso, riferibile a cause fisiologiche di vecchiaia, gravidanza, obesità; cause patologiche a carico dell’apparato muscolo-scheletrico e in particolare della colonna vertebrale come distrofia muscolare, artriti reumatiche, artrosi, utilizzo di sedia a ruote a seguito di paralisi celebrale o di lesione al midollo.

Difficoltà di estensione a lato o in profondità
Caratteristica relativa alla difficoltà di raggiungere, frontalmente o lateralmente, oggetti posti a distanza; può essere indotta da limitata dimensione degli arti relativa all’infanzia, nanismo oppure da una certa atrofia degli arti dovuta a patologie a carico del sistema muscolo scheletrico o del sistema nervoso; tale impedimento può essere indotto anche dall’ingombro di ausili per la deambulazione.

Difficoltà nell’uso delle gambe
Caratteristica relativa a soggetti che presentano anomalie di deambulazione riconducibili a cause muscolari che provocano atrofia dei muscoli di gambe o piedi, a cause scheletriche congenite o anomalie della crescita, amputazione o rigidità articolare, a cause neurologiche, accidentali o patologiche, ictus o trauma, che inducono lievi forme di paralisi agli arti inferiori.

La progettazione universale: i sette principi della University of North Caroline

Progettare l’accessibilità tenendo conto delle caratteristiche e delle esigenze delle persone reali, che usufruiscono degli spazi e dei servizi delle città, spinge verso la progettazione e realizzazione di spazi, ambienti e servizi che possono essere utilizzati dalla maggior parte delle persone, in anticipo rispetto al sorgere dei problemi.

In altre parole: verso la progettazione universale.

In questo ambito,  un contributo metodologico particolarmente strutturato e completo è fornito dal centro ricerche della University of North Caroline, che ha elaborato i sette principi fondamentali alla base della progettazione universale, riepilogati nello schema che segue.

UNIVERSITY OF NORTH CAROLINE. I PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA PROGETTAZIONE UNIVERSALE

PRINCIPIO 1: Equità – uso equo: utilizzabile da chiunque
La progettazione deve essere utile per persone con diverse capacità.

1) Fornire modalità di utilizzo per tutte le persone quanto più possibile identico, o simile.
2) Evitare isolamento o separazione creando categorie di utenti.
3) Creare condizioni di privacy, sicurezza e comodità di utilizzo valido per tutte le persone.
4) Rendere il progetto universale idoneo per tutti gli utenti.

PRINCIPIO 2: Flessibilità – uso flessibile
La progettazione deve soddisfare una larga cerchia di preferenze ed abitabilità individuali.

1) Consentire più opportunità nei modi di utilizzo.
2) Consentire l’uso anche per i mancini.
3) Favorire l’accuratezza nell’attività degli utenti.
4) Prevedere l’adattabilità dell’utilizzo ai modi e ai tempi di persone differenti.

PRINCIPIO 3: Semplicità – uso semplice ed intuitivo (si adatta a diverse abilità)
L’utilizzo sia facile da capire indipendentemente dall’esperienza degli utenti, dalle conoscenze, dall’abilità linguistica o capacità di concentrazione.

1) Rendere il più semplice possibile.
2) Essere coerenti con le aspettative e le intuizioni degli utenti.
3) Consentire più opzioni di conoscenza e capacità di linguaggio.
4) Le informazioni in base alla loro importanza dovranno essere chiare e puntuali.
5) Fornire suggerimenti e conferme durante e dopo l’utilizzo.

PRINCIPIO 4: Percettibilità – trasmettere le effettive informazioni sensoriali
Il progetto deve comunicare le informazioni effettivamente necessarie, indipendentemente dalle condizioni ambientali o dalle abilità sensoriali dell’utente.

1) Modalità di utilizzo differenti (pittoriche, verbali, tattili) per evidenziare ulteriormente informazioni essenziali.
2) Fornire adeguato contrasto tra le informazioni essenziali e il loro sfondo.
3) Massima leggibilità delle informazioni essenziali.
4) Differenziare gli elementi sulla base di ciò che dovranno descrivere.
5) Progettare e realizzare un sistema che renda compatibili le varie tecniche e dispositivi utilizzati da persone con differenti limitazioni sensoriali.

PRINCIPIO 5: Tolleranza all’errore – minimizzare i rischi o azioni non volute
La progettazione deve minimizzare i pericoli e le conseguenze indesiderate di azioni accidentali o involontarie.

1) Utilizzare componenti ed arredi che riducano al minimo il pericolo e l’errore; eliminare, proteggere o isolare gli elementi che procurano pericoli.
2) Pubblicizzazione con avvisi per evitare rischi ed errori.
3) Disponibilità di attrezzature di sicurezza.
4) Creare condizioni che scoraggino azioni imprudenti in lavori che richiedono vigilanza.

PRINCIPIO 6: Contenimento dello sforzo fisico – utilizzo con minima fatica
La progettazione deve realizzare un prodotto utilizzabile con efficienza, facilità e confort con il minimo sforzo.

1) Consentire agli utenti di mantenere posture corrette.
2) Utilizzare ragionevoli sforzi operativi.
3) Snellire al minimo le operazioni ripetitive.
4) Ridurre al minimo gli sforzi fisici rilevanti.

PRINCIPIO 7: Misure e spazi sufficienti – rendere lo spazio idoneo per l’accesso e l’uso
Essi devono essere dimensionati ed ubicati per il raggiungimento, la presa, la manipolazione e l’utilizzo degli oggetti, indipendentemente dalla capacità di movimento, dalla postura e dimensioni del corpo.

1) Fornire chiari coni visuali verso gli elementi importanti per gli utenti sia in piedi che seduti.
2) Collocare a distanza opportuna gli oggetti sia per utenti in piedi che seduti.
3) Prevedere l’adattabilità delle impugnature a diverse altezze.
4) Realizzare spazi adeguati per l’uso delle attrezzature di assistenza o di aiuto del personale.

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